
Patologie Autoimmuni
Bocca e sistema immunitario: una connessione da non sottovalutare
Le malattie autoimmuni possono influenzare anche la salute della bocca, causando sintomi come secchezza orale, ulcere, infiammazione gengivale e dolore. Condizioni come la Sindrome di Sjögren o il Lupus possono manifestarsi precocemente nel cavo orale. Per questo è importante il ruolo del dentista nella diagnosi e nella gestione dei pazienti con patologie autoimmuni.
Cos’è il LES (Lupus Eritematoso Orale)?
Il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) è una patologia autoimmune cronica, a decorso sistemico, caratterizzata da iperattivazione del sistema immunitario e produzione di autoanticorpi non organo-specifici. Può interessare numerosi distretti: cute, articolazioni, rene, SNC, apparato cardiovascolare e mucosa orale.

Storia della patologia
Il termine "lupus" è attestato dal XVIII secolo per descrivere lesioni cutanee simil-morsicatura. Fu Kaposi (1872) a riconoscerne l’estensione sistemica. Il contributo di Frioù et al. (1958), con la scoperta del fattore nucleare, aprì la strada alla definizione immunopatologica della malattia.
Epidemiologia e fattori di rischio
La malattia colpisce prevalentemente le donne, che sono infatti affette nove volte più frequentemente rispetto agli uomini. La maggiore suscettibilità delle donne rispetto agli uomini alle malattie autoimmuni è spiegata in parte dall’azione immunostimolante degli estrogeni, mentre gli androgeni sono immunosoppressori.

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Gli afroamericani e i latino-americani sono affetti più spesso rispetto ai caucasici e presentano una più alta morbidità della malattia.
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Eziologia
Il LES è una malattia autoimmune dalla genesi multifattoriale, in cui più elementi interagiscono tra loro nell’innescare la risposta immunitaria patologica.
Fattori genetici
La predisposizione familiare è ben documentata. Mutazioni in geni del sistema immunitario, in particolare HLA-DR2, HLA-DR3 e geni del complemento come C4A, sono più comuni nei pazienti affetti. I parenti di primo grado hanno un rischio maggiore rispetto alla popolazione generale.
Fattori ambientali
L’esposizione ai raggi UV, alcune infezioni virali (come EBV), l’uso prolungato di farmaci (procainamide, idralazina) e in rari casi l’esposizione a metalli pesanti possono scatenare o peggiorare la malattia. È stato stimato che il 5-12% dei parenti di primo grado di pazienti con LES sviluppano tale malattia
Fattori ormonali
Il lupus colpisce soprattutto donne in età fertile. Questo suggerisce un ruolo degli estrogeni, che stimolano il sistema immunitario, mentre gli androgeni sembrano esercitare un effetto protettivo

Altri fattori
Alcuni meccanismi epigenetici, come alterazioni della metilazione del DNA, possono contribuire alla disfunzione immunitaria. Anche il microbiota intestinale e orale è oggetto di studio per il suo potenziale ruolo modulatore.
Manifestazioni
l Lupus Eritematoso Sistemico (LES) è una malattia autoimmune cronica che può interessare diversi organi e tessuti, con un decorso caratterizzato da fasi di remissione e riacutizzazione. I sintomi sistemici più comuni includono affaticamento persistente, febbre lieve e perdita di peso non intenzionale. Le articolazioni sono frequentemente coinvolte, con dolore, rigidità e infiammazione non erosiva, soprattutto a carico di mani, polsi e ginocchia.

A livello cutaneo, è tipico l’eritema a farfalla sul volto, spesso associato a fotosensibilità e, in alcuni casi, a lesioni discoidi e alopecia. Il coinvolgimento renale può presentarsi in forma silente o con segni come proteinuria, ematuria e ipertensione, configurando un quadro di nefrite lupica
Alterazioni ematologiche sono comuni e comprendono anemia, leucopenia e piastrinopenia. Il sistema nervoso può essere interessato da cefalea, disturbi dell’umore, alterazioni cognitive, convulsioni e neuropatie. Infine, il LES può colpire cuore e polmoni, causando pleurite, pericardite e, più raramente, fenomeni trombotici o endocardite non batterica.
Manifestazioni orali
Coinvolgimento precoce del cavo orale
Nel lupus eritematoso sistemico (LES), il cavo orale può essere una delle prime sedi colpite, sebbene spesso venga trascurato nella valutazione clinica. Le manifestazioni orali possono precedere o accompagnare i sintomi sistemici e, in alcuni casi, costituiscono un valido indicatore dell’attività di malattia. Il riconoscimento tempestivo da parte dell’odontoiatra riveste quindi un ruolo diagnostico e gestionale di particolare rilievo.
Ulcere orali persistenti
Le ulcere orali sono tra le manifestazioni più comuni nel LES, localizzate tipicamente su palato duro, mucosa geniena, labbra e, meno frequentemente, lingua. A differenza delle comuni afte, queste lesioni tendono a essere poco sintomatiche, talvolta completamente asintomatiche, ma si distinguono per la loro persistenza e per la scarsa reattività ai trattamenti topici convenzionali. Il loro aspetto può variare da eritematoso e atrofico fino a francamente ulcerativo.
Xerostomia e alterazioni salivari
La xerostomia, ovvero la sensazione soggettiva di secchezza della bocca, è frequentemente riportata dai pazienti affetti da LES. Può essere causata da un coinvolgimento autoimmune diretto delle ghiandole salivari, spesso in associazione alla sindrome di Sjögren, oppure da effetti collaterali legati alla terapia farmacologica, in particolare corticosteroidi, antimalarici e immunosoppressori.
La ridotta produzione salivare altera l’equilibrio del microbiota orale, favorendo la crescita di specie patogene come Streptococcus mutans, Lactobacilli e Candida albicans, e determinando un aumento significativo del rischio di carie, gengiviti, candidosi e infezioni opportunistiche. Inoltre, questa condizione compromette le funzioni orali fondamentali, come la masticazione, la fonazione e la deglutizione, incidendo negativamente sulla qualità della vita del paziente.
Compromissione parodontale
Il LES si associa anche a un’aumentata incidenza e severità delle malattie parodontali. Gengiviti e parodontiti risultano spesso più estese e resistenti alla terapia rispetto alla popolazione generale. Le gengive possono presentarsi edematose, arrossate, facilmente sanguinanti e, nei casi più avanzati, si osservano recessioni gengivali, mobilità dentaria e perdita ossea alveolare. Tali quadri si verificano anche in pazienti con un’igiene orale ritenuta adeguata, suggerendo un’influenza diretta della malattia autoimmune sul parodonto.

Infezioni opportunistiche e lesioni pigmentate
Nei pazienti sottoposti a trattamenti immunosoppressivi, è comune l’insorgenza di infezioni opportunistiche a carico del cavo orale, come la candidosi eritematosa o pseudomembranosa e la riattivazione di infezioni virali latenti, ad esempio l’herpes simplex. Queste infezioni, insieme a una ridotta capacità rigenerativa dei tessuti, contribuiscono al rischio di complicanze post-operatorie, in particolare ritardi nella guarigione dopo estrazioni o interventi chirurgici.
In alcuni casi si osservano anche lesioni pigmentate della mucosa, legate sia a esiti infiammatori cronici sia all’assunzione di farmaci come l’idrossiclorochina.
Non mancano quadri lichenoidi o simil-leucoplasici, che possono mimare patologie potenzialmente displastiche. In tali circostanze, la biopsia della mucosa rappresenta uno strumento diagnostico utile per escludere condizioni precancerose o sovrapposte
Diagnosi
Non esiste un singolo test diagnostico per il lupus. La diagnosi si basa su un insieme di criteri clinici e laboratoristici, come stabilito dall'ACR (American College of Rheumatology) e successivamente aggiornati dall'EULAR. La presenza di autoanticorpi specifici (ANA, anti-dsDNA, anti-Sm), anemia, leucopenia, piastrinopenia, alterazioni urinarie, proteinuria, cilindruria e biopsie tissutali (soprattutto renali o cutanee) sono fondamentali. Il monitoraggio continuo include l'analisi periodica dei marcatori di infiammazione (VES, PCR), funzione renale, sierologia e imaging, specialmente in pazienti con sospetto coinvolgimento d'organo.
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Prevenzione e Impatto comunitario
l Lupus Eritematoso Sistemico (LES) non rappresenta solo una sfida clinica, ma anche un importante problema di salute pubblica, soprattutto per l’impatto che ha sulle popolazioni più vulnerabili. Trattandosi di una malattia cronica, multiorgano, a prevalente interessamento femminile in età fertile, il LES può compromettere in modo significativo la qualità della vita, l’autonomia sociale e l’accesso alle cure. A livello globale, si osservano marcate disuguaglianze sia nella diagnosi precoce che nell’assistenza, legate a fattori socioeconomici, culturali e geografici.
Accesso diseguale alle cure
Le popolazioni a basso reddito, i soggetti con basso livello di istruzione, le minoranze etniche e le persone residenti in aree rurali o svantaggiate hanno spesso un accesso limitato alle diagnosi precoci e ai percorsi terapeutici adeguati. Questo ritardo può determinare un maggiore rischio di complicanze, danni d’organo irreversibili e un aumento della mortalità. In particolare, nelle popolazioni afroamericane e latino-americane, il lupus tende a presentarsi in forme più aggressive e con insorgenza più precoce, ma con minori probabilità di ricevere una diagnosi tempestiva o cure specialistiche continuative.
Fragilità e vulnerabilità sanitaria
I pazienti con LES, in particolare quelli con comorbidità, disabilità funzionale o in trattamento immunosoppressivo prolungato, rientrano spesso nelle categorie cliniche definite “fragili”. Questa condizione richiede un approccio individualizzato e integrato, ma nella pratica si scontra con barriere economiche, organizzative e culturali, che ostacolano un’assistenza equa e continua, soprattutto nell’ambito della prevenzione secondaria e riabilitativa.
Prevenzione mirata per sottogruppi specifici
La prevenzione e il monitoraggio devono essere adattati alle caratteristiche dei diversi sottogruppi di popolazione:
- Nelle donne giovani è fondamentale l’educazione terapeutica sulla malattia e la gestione della fertilità, della contraccezione e delle gravidanze ad alto rischio.
- Nei bambini e adolescenti con lupus pediatrico, spesso più severo, è importante una diagnosi tempestiva, un accesso agevolato agli specialisti e la continuità assistenziale nell’età di transizione.
- Negli anziani e nei pazienti immunodepressi, l’attenzione deve essere rivolta alla prevenzione delle infezioni, al monitoraggio degli effetti collaterali dei farmaci e alla riduzione della poli-terapia.
- Nei soggetti con limitazioni socioeconomiche, è essenziale ridurre gli ostacoli all’accesso alle visite specialistiche, garantire farmaci essenziali, presidi domiciliari (come sostituti salivari o antimicrobici topici) e supporti per l’igiene orale, spesso non coperti dal servizio sanitario.
Il ruolo della sanità pubblica e delle reti territoriali
Per contrastare l’impatto sociale e sanitario del LES, è fondamentale promuovere modelli di prevenzione equa, integrati tra cure primarie, specialistica ambulatoriale e servizi ospedalieri. Interventi mirati dovrebbero includere:
- campagne di sensibilizzazione rivolte a popolazioni a rischio;
- programmi di educazione sanitaria multilingue e accessibili anche a chi ha bassa scolarizzazione;
- telemedicina e teleodontoiatria per garantire il follow-up nelle aree remote;
- formazione degli operatori sanitari sull’approccio alle patologie autoimmuni nei contesti fragili.
Cosa ad oggi di concreto in Italia?

Il progetto LUNET è una rete nazionale di centri clinici che raccoglie dati reali sui pazienti con lupus in Italia. L’obiettivo è migliorare la diagnosi, il monitoraggio e la gestione della malattia attraverso una banca dati condivisa, promuovendo ricerca clinica, terapie personalizzate e linee guida più efficaci. Purtroppo questa è l'unica concreta realtà di prevenzione secondaria e terziaria presente ad oggi in italia.
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